Chansons de Boris Vian
Romanziere dell’assurdo, poeta, traduttore, compositore, paroliere, jazzman, Boris Vian riassume in sé l’atmosfera di Saint-Germain-des Prés del dopoguerra. Pur nella sua diversità, la grandezza della sua opera, risiede nell’originalità del suo linguaggio, fatto di neologismi onomatopeici e stravaganti, spesso ottenuti dalla fusione di più parole. Prima dell’avvento della radio, la canzone aveva un posto notevole nella vita quotidiana dell’uomo. Ci sono delle canzoni per tutte le ore, per tutti gli umori, per tutte le circostanze. La canzone è una specie di commento continuo all’esistenza sotto tutte le sue forme. Si canta ad una festa di battesimo, di nozze ad un funerale. Si canta anche al mattino, a mezzogiorno, a sera. Boris Vian scrive delle poesie e centinaia di canzoni, causando uno scandalo cantando Le Déserteur (1954); certo è difficile, tra le guerre d’Indocina e d’Algeria, fare ammettere che faire un soldat, è innanzitutto défaire un civil. Le sue canzoni sono state riprese da moltissimi artisti, tra cui Juliette Gréco, Nana Mouskouri, Yves Montand, Magali Noël, Henri Salvador, ed in Italia da Ivano Fossati, Ornella Vanoni e Fausto Amodei.
Boris Vian, a cinquant’anni dalla morte, resta una personalità magnetica, generosa, ricca di humour, e soprattutto eternamente giovane.